recupero paziente senza più dolore al ginocchio

Il recupero del paziente comincia fin da subito con il Rapid Recovery

Un percorso riabilitativo è essenziale per tutti coloro che hanno perso le normali funzionalità, con il rapid Recovery inizi fin da subito.

Prima e dopo interventi ortopedici, di maggior o minor intensità, come ad esempio, la protesi di anca o di ginocchio, o la chirurgia dell’alluce valgo, possono presentarsi difficoltà nell’eseguire attività quotidiane prima naturali, come camminare, lavarsi, guidare, fare le scale…

Un percorso riabilitativo è consigliato a tutti quei soggetti che hanno perso le normali funzionalità, spesso a causa di una patologia degenerativa.

L’intensità della riabilitazione è condizionata dall’età, ma anche dalla presenza o meno di altre limitazioni, in funzione degli obiettivi e ai tempi che il paziente vuole raggiungere.

In questo articolo parliamo di:

  1. Tempi di recupero: quali sono gli obiettivi primari per il paziente?
  2. Quali, nello specifico, i tempi di recupero dopo la protesi del ginocchio?
  3. In quanto tempo recuperi dall’intervento protesico all’anca?
  4. Alluce valgo, dopo quanto torni a camminare?

1 – Tempi di recupero, quali sono gli obiettivi primari per il paziente?

Innanzitutto, la riabilitazione “pre operatoria”, è molto importante, in quanto può semplificare il percorso successivo: è il primo vero passo per la guarigione.

L’obiettivo è avere un quadro completo prima dell’intervento per impostare un Programma terapeutico Individuale che garantisca il miglior risultato possibile.

Gli obiettivi dopo la protesi al ginocchio

Per il paziente che vuole proseguire dopo l’intervento la riabilitazione in struttura, viene intrapreso un lavoro specifico in palestra con la supervisione del fisioterapista che stabilirà obiettivi a breve e a lungo termine.

Gli obiettivi a breve termine possono essere un aumento della mobilità di un certo grado e quello della forza di una certa percentuale.

Quello a lungo termine può essere riprendere a fare il proprio sport.

In generale sono:

  • Il recupero dell’articolarità, cioè della possibilità dell’arto di estendersi e flettersi lungo tutto il suo arco di movimento;
  • Il recupero della forza muscolare: un’adeguata validità muscolare è fondamentale per mantenere la stabilità del ginocchio;
  • L’allenamento della propriocettività, per mantenere l’equilibrio e imprimere una corretta gestione degli atti motori.

In conclusione, gli obiettivi della riabilitazione sono:

  • Controllo del dolore;
  • Prevenzione delle complicanze da immobilizzazione;
  • Ottenere un’adeguata mobilità del ginocchio;
  • Rinforzare i muscoli;
  • Camminare autonomamente;
  • Raggiungere l’indipendenza nelle attività della vita quotidiana.

Gli obiettivi dopo la protesi dell’anca

La riabilitazione è una parte fondamentale del processo di cura fisica e psicologica dopo l’intervento protesico dell’anca.

Adottare uno stile di vita sano e un regime alimentare equilibrato è di eguale importanza per non compromettere i risultati dell’intervento.

Gli obiettivi primari sono raggiungere un corretto e veloce recupero grazie ad una serie di esercizi che abbracciano tre categorie:

  • Per il recupero dell’escursione articolare, per riattivare la massima apertura e chiusura dell’anca operata, sia attivi che passivi;
  • Esercizi di addestramento alla deambulazione corretta;
  • Di rinforzo muscolare dell’arto inferiore.

Gli esercizi dovranno permettere di fare un percorso che consente al paziente, gradualmente, di tornare ad effettuare i movimenti di tutti i giorni.

Per quanto riguarda l’attività sportiva, non esistono controindicazioni con le moderne protesi all’anca, ma la parola d’ordine è una ripresa progressiva.

Se vuoi avere altre informazioni sugli obiettivi del recupero, clicca qui.

2 – Quali, nello specifico, i tempi di recupero dopo la protesi del ginocchio?

Le moderne tecniche chirurgiche, la fisioterapia e l’attuale pratica ortopedica accorciano i tempi di ripresa, notevolmente più brevi rispetto ad anni fa.

I moderni protocolli riabilitativi, personalizzati e differenziati da paziente a paziente, garantiscono un ritorno veloce a tutte le attività, come guidare, fare sport, lavarsi, fare l’amore, importanti per l’equilibrio psico fisico.

Quando sottoporsi alla chirurgia protesica di ginocchio?

Dopo una visita specialistica, l’ortopedico valuta, assieme al paziente, l’adeguatezza o meno dell’intervento.

Vi sono artrosi anche gravi che rispondono bene ai farmaci e alla riabilitazione, come artrosi iniziali che, non trovano invece giovamento dai trattamenti conservativi.

La chirurgia protesica è una chirurgia del benessere: il paziente si sottopone all’intervento per tornare a compiere le attività che ama senza dolore.

Una valutazione fisioterapica pre intervento serve a rilevare eventuali punti che possono essere ottimizzati prima dell’operazione e a misurare il livello di compromissione articolare.

Come avviene il recupero?

I tempi di recupero sono brevi grazie all’approccio del Rapid Recovery.

I pazienti possono alzarsi poche ore dopo l’intervento, terminata l’anestesia; non è più usato il catetere vescicale, né i punti sulla ferita, ma è applicata una colla; il dolore è minimo, gestito dai farmaci antidolorifici, il sanguinamento è poco e, solo eccezionalmente, è necessaria la trasfusione.

La riabilitazione inizia immediatamente in camera: il fisioterapista effettua mobilizzazione passiva e attiva assistita del distretto operato e istruisce il paziente ad alzarsi e a camminare.

Dopo di che, si insegna a scendere e salire dal letto, muoversi correttamente con le stampelle, camminare per il reparto, fare le scale.

Parte integrante della fisioterapia è la crioterapia con lo scopo di diminuire il gonfiore e l’infiammazione.

Il percorso riabilitativo iniziato in reparto è poi completato in ambulatorio, o a domicilio, dopo la dimissione. 

I pazienti che decidono di utilizzare l’applicazione MyMobility beneficiano di un percorso di ginnastica somministrato tramite il cellulare o il computer.

Le chiavi del recupero rapido sono: 

  • Le protesi moderne altamente tecnologiche; 
  • La personalizzazione delle protesi;
  • Una chirurgia mini invasiva;
  • I moderni protocolli di terapia del dolore e di fisioterapia.

Consigli utili per affrontare con serenità l’intervento

Si consiglia, prima dell’intervento, di perdere il peso in eccesso per evitare il sovraccarico del ginocchio operato e del lato sano, e ricostituire l’integrità muscolare.

I tempi di recupero variano di caso in caso, ma in linea di massima, sono i seguenti:

  • Autonomia per passaggi posturali e deambulazione, generalmente con ausilio di canadesi –  0-3 giorni;
  • Autonomia per svolgimento delle attività di vita quotidiana – 1/7 giorni;
  • Deambulazione senza ausilio delle canadesi dipende da caso a caso – da 12 giorni a 1 mesi;
  • Guidare l’auto – da 3 settimane;
  • Tornare alla “normalità”, sentire perfettamente normale il ginocchio – da 2 mesi a 6 mesi;

Scopri di più in quest’altro articolo.

3 – In quanto tempo recuperi dall’intervento protesico all’anca?

I tempi di recupero necessari per ricominciare le attività quotidiane come camminare, lavorare, guidare, fare sport, la vita sessuale, è una questione delicata per chi si sottopone all’intervento protesico dell’anca.

Intervento che viene consigliato per guarire dall’artrite, come soluzione che, più di altre, garantisce nuovamente la funzionalità e la scomparsa del dolore.

Il paziente gioca un ruolo attivo e fondamentale nel post-operatorio.

La riabilitazione è di cruciale importanza, sia nelle fasi iniziali per contrastare il dolore e la rigidità, sia nel periodo post operatorio: permette di recuperare la piena autonomia e la mobilità articolare.

Inoltre la ginnastica permette di mantenere una corretta postura, sviluppare forza, e la capacità delle articolazioni di compiere movimenti ampi e liberi, senza dolore o limitazione.

Le valutazioni prima dell’intervento

Prima dell’intervento è prevista una valutazione fisioterapica, durante la quale può essere consigliata una riabilitazione pre operatoria, che consiste in esercizi per alleviare il dolore, rinforzare la muscolatura e ridurre eventuali stati infiammatori presenti.

Terminate tutte le valutazioni, si procede con l’operazione vera e propria.

Recuperare velocemente, si può.

Oggi, grazie alle attuali tecniche chirurgiche, alle nuove protesi, e al Rapid Recovery, i pazienti possono riprendere ad alzarsi e muoversi, con l’aiuto di ausili, il giorno stesso dell’intervento.

Il ricovero ospedaliero vero e proprio è molto breve e si aggira tra i 3 e i 5 giorni.

Il percorso parte subito in camera con il fisioterapista, che effettua mobilizzazione passiva e attiva assistita del distretto articolare.

Il paziente impara poi a gestire, prima con l’infermiere poi in maniera autonoma, la capacità di mettersi seduta, sul fianco, di alzarsi e di andare in bagno, utilizzando gli ausili.

Dopo poche ore dall’intervento sono molte le persone che camminano, senza dolori, sempre con i due supporti, nel corridoio dell’ospedale.

E che, dopo soli tre giorni, salgono e scendono le scale.

Una volta raggiunta l’autonomia, inizia il trattamento in palestra; prima della dimissione, viene effettuata la valutazione fisioterapica e consegnato un protocollo di esercizi da eseguire a casa.

È fondamentale dare continuità, frequenza e intensità a questi trattamenti.

In linea di massima, senza pretesa di essere esaustivi, i tempi di recupero possono essere i seguenti:

  • Autonomia per passaggi posturali e movimento– 0-3 giorni;
  • Autonomia per svolgimento delle attività di vita quotidiana – 1/7 giorni, a seconda di età, peso, prestanza fisica preoperatoria;
  • Camminata senza ausilio delle canadesi – dipende da caso a caso, da 10 giorni a 1 mese;
  • Guidare l’auto – da 2-3 settimane a un mesi se le condizioni lo permettono, in modo da essere sicuri per se stessi e per gli altri;
  • Lavorare – dai 45 giorni ai tre mesi a secondo della tipologia di lavoro;
  • Tornare alla “normalità” – da 2 mesi a 4 mesi.

Se vuoi approfondire, leggi questo articolo.

4 – Alluce valgo, dopo quanto torni a camminare?

L’alluce è uno dei protagonisti di ogni movimento del piede.

Ma cosa significa avere l’alluce valgo?

L’alluce valgo, chiamato anche “patata” o “cipolla”, è una delle patologie più diffuse del piede, ed è caratterizzata dalla progressiva migrazione laterale del primo dito e dalla comparsa della sporgenza mediale che caratterizza la malattia.

La deformità ossea è associata anche ad un’infiammazione costante dell’articolazione con la comparsa di borsite, che tende a peggiorare con il movimento.

Nei casi più gravi, la deviazione dell’alluce può portare all’accavallamento dell’alluce stesso con il secondo dito del piede.

Se trascurato, tende progressivamente a peggiorare, arrecando dolori intensi tali da limitare la libertà personale.

La patologia colpisce moltissime donne, soprattutto sopra i trent’anni, anche se il sesso maschile non ne è completamente esente.

Impedisce di indossare le calzature desiderate, come i tacchi alti, ed è motivo di disagio e imbarazzo con quelle aperte.

Come intervenire sulla patologia?

Purtroppo, non essendo chiara la causa dell’alluce valgo, non si può prevenire la comparsa della malattia, ma solo mettere in atto delle strategie per convivere con la patologia.

Nelle fasi più dolorose è utile applicare borse di ghiaccio e assumere antinfiammatori.

Le terapie conservative però, hanno una funzione di compenso, ma nessun effetto curativo e correttivo sulla patologia: solo l’intervento chirurgico garantisce la guarigione.

Ad oggi, grazie ai continui progressi in ambito chirurgico e ad una migliore conoscenza della biomeccanica del piede, è possibile intervenire con la chirurgia mini invasiva.

L’intervento, della durata di 10-15 minuti, viene fatto in anestesia locale, con una sola iniezione dietro il polpaccio, e dà risultati affidabili e riproducibili.

Attraverso tre piccole incisioni (puntiformi) si possono correggere tutte le affezioni dell’avampiede.

Come avviene il recupero dall’intervento?

L’operazione è indolore e il periodo post operatorio non ha bisogno di grandi accorgimenti. 

Smaltita completamente l’anestesia, si può tornare a camminare, anche senza stampelle, con una scarpa con la suola piatta.

La correzione viene mantenuta da particolari bendaggi che verranno prima cambiati e poi rimossi definitivamente dopo 30 – 35 giorni.

Questo permette di muoversi e camminare con poco dolore, se presente, per i primi giorni, o gestirlo con i comuni antinfiammatori, se necessario.

La riabilitazione è rapida: dopo il primo mese torni alla tua vita e puoi indossare una scarpa normale, mentre le attività fisiche e sportive più impegnative, potrai riprenderle dopo 2 mesi dall’intervento.

Dopo soli 3 mesi, puoi finalmente tornare ad indossare le tue scarpe col tacco preferite, perché l’intervento chirurgico è in grado di correggere completamente la deformità.

Risulta fondamentale intervenire in una fase precoce della patologia, perché più la patologia è avanzata e più il recupero sarà lento.

Superato il periodo di convalescenza e confermata la guarigione, sei definitivamente guarito.

L’obiettivo del Dr. Vanni Strigelli è migliorare la qualità della vita dei pazienti. Qualità che si riflette in un recupero davvero molto rapido per tornare alla vita di tutti  i giorni.

Se vuoi saperne di più, vieni a conoscerci in questa pagina.